La normativa prevede un apparato sanzionatorio severo, che include sia sanzioni pecuniarie che accessorie, come la sospensione dell’attività. È quindi di fondamentale importanza che gli esercenti si adeguino entro la scadenza del 1° gennaio 2026 per evitare conseguenze negative.

La mancata connessione tra il POS e il registratore di cassa comporterà una sanzione amministrativa che va da 1.000 a 4.000 euro.
Inoltre, per l’omessa, tardiva o infedele trasmissione dei dati dei pagamenti elettronici, è prevista una multa di 100 euro per ogni comunicazione, con un tetto massimo di 1.000 euro per trimestre.
Non sarà quindi sufficiente avere un sistema integrato, ma sarà necessario assicurarsi che funzioni correttamente e che i dati inviati siano sempre accurati e completi.

Oltre alle sanzioni economiche, sono previste anche sanzioni accessorie che possono avere un impatto ancora più grave sull’attività commerciale.

In caso di violazioni ripetute, le autorità possono disporre la sospensione della licenza o dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività per un periodo che va da tre giorni a un mese. Questo periodo può essere esteso fino a sei mesi se l’importo delle operazioni contestate supera i 50.000 euro.

Per la specifica violazione della mancata connessione tra i dispositivi, la sospensione può variare da quindici giorni a due mesi, arrivando fino a sei mesi in caso di recidiva.

Si consiglia dunque agli esercenti di agire con anticipo, valutando le soluzioni tecnologiche disponibili e programmando l’adeguamento dei propri sistemi ben prima della scadenza.

Come spesso avviene in ambito fiscale, un approccio proattivo è la strategia migliore per garantire la piena conformità e la continuità operativa.

Nonostante l’intento lodevole di contrastare l’evasione fiscale, l’introduzione dell’obbligo di integrazione tra POS e registratori telematici ha sollevato diverse criticità e preoccupazioni tra gli operatori economici.

Una delle principali perplessità riguarda i costi di adeguamento. Molti esercenti, in particolare le piccole attività, dovranno sostenere spese significative per aggiornare o sostituire i propri dispositivi hardware e software, e al momento non sono previsti incentivi o crediti d’imposta per alleggerire questo onere finanziario.
Un’altra preoccupazione dei piccoli esercenti è legata alla complessità tecnica dell’integrazione. Garantire un dialogo perfetto e costante tra sistemi di marche e tecnologie diverse potrebbe rivelarsi complicato, con il rischio di malfunzionamenti, blocchi operativi e perdite di dati. Problemi di connessione a Internet, già oggi fonte di disagi, potrebbero amplificarsi, causando interruzioni del servizio proprio nei momenti di maggiore affluenza e creando disagi sia per gli esercenti che per i clienti.

Mancano ancora in tal senso delle regole operative chiare e dettagliate da parte dell’Agenzia Entrate e questa incertezza alimenta il timore di trovarsi impreparati alla scadenza.